ricevo dall’amica Sara, che ha studiato a Boston presso il Mit dal 2003 al 2006, questa lettera molto bella e toccante, che pubblico come testimonianza dopo l’attentato durante la storica maratona.
Tre le vittime e le centinaia di feriti, alcuni giovanissimi e un bambino di soli otto anni.
Una grave ferita è stata inferta alla città di Boston e a tutti gli Stati Uniti, una grave ferita all’umanità.
Le parole di Sara ci restituiscono l’immmagine di una città generosa, che offre tanto ai giovani, anche italiani, una piccola città della provincia americana che si risveglia invece colpita e devastata dalla violenza.
SZ
“In queste ore, il cuore è veramente pesante. Vedere le immagini sulla CNN di Boston con feriti e polizia ovunque non ha senso. Non mi do pace.
Boston piccola cittadina di provincia con la sua colonia di ricercatori da tutte le parti del mondo con la sua maratona, ancora più internazionale.
Boston mi ha dato tanto: la ricerca, una passione per il mio lavoro che adoro, amici fantastici, un marito. Boston mi ha aperto la mente e mi ha insegnato a non essere intellettualmente dipendente da nessuno, ma a formarmi le mie teorie e a basarmi su fatti e dati, a non essere mai assoluta nei giudizi nel lavoro, cosi come nella vita personale.
Boston la mia città natale in America… perché il primo porto dove sbarchi negli Stati Uniti rimarrà per sempre la tua “american home” dovunque il destino ti porti. Boston: dove si va in pellegrinaggio a trovare idee nuove e stimolanti, dove trovi persone normalmente geniali, appassionate del loro lavoro, sinceramente curiose dei tuoi modesti risultati (questo non lo capirò mai!).
Boston: dove trovi Noam Chomsky e l’Harvard Business School, tempio del capitalismo, nel raggio di 2 miglia.
Boston: un po’ Utopia e un po’ incrocio tra Europa e America, con l’ironia tutta britannica ma con quella attitudine del tutto è possibile, da pionieri di frontiera. Boston puritana e modesta… che non sai mai se la persona che ti siede accanto in metropolitana è ultra milionario, un premio Nobel o uno che vive nel dormitorio dell’esercito della salvezza. Boston con gli alberi in fiore ad aprile, ma temperature sotto i dieci gradi sino a maggio. Boston degli italiani del North End, rumorosi e fantasiosi nel parcheggio cosi come nei gusti e colori dei cannoli, degli irlandesi del South End – american by birth but irish by God – e il Chinese Bus che con 20 dollari ti porta a New York in 4 ore e di Roxbury – quartiere malfamato paragonato al Bronx – dove al massimo ti rubano il portafoglio.
Boston: dove le esplosioni erano fino ad oggi finte, per mettere in scena per qualche turista le battaglie della guerra di indipendenza.”
Sara Passone